Il Whiskey e la verde Irlanda
Irlanda
Nell'isola di smeraldo, come spesso viene chiamata l'Irlanda, la prima licenza ufficiale di distillazione fu concessa alla distilleria Old Bushmills nella contea di Antrim nel 1608, ma la vera espansione del whiskey irlandese si ebbe nel 1823 quando il Parlamento inglese (che emanò una particolare legge sugli alambicchi) e la rivoluzione industriale fornirono alla John Jameson & Son e alla John Powers & Son tutte le carte per l'espansione dell'irish whiskey oltre oceano, imponendosi ben presto in tutto l'impero britannico e negli Stati Uniti. Gli Scozzesi però non restarono a guardare e la Glenlivet fu la prima, nel 1853, ad utilizzare l'alambicco a colonna continua per i propri distillati (l'alambicco fu inventato da un ex- ispettore della dogana di Dublino, Aeneas Coffey), questo alambicco permetteva di produrre a costi ridotti e in modalità continua l'alcol di cereali, normalmente un distillato leggero fatto con cereali non maltati. Il nuovo alambicco fu snobbato dagli Irlandesi perché pensavano che potesse snaturare il loro prodotto, mentre per gli Scozzesi il suo utilizzo fu una svolta, infatti miscelarono il grain whisky con il single malt e verso la fine degli anni Sessanta dell'Ottocento diedero vita ai primi blended whisky.
Gli Irlandesi fecero pressioni sul governo inglese per rifiutare ai nuovi distillati scozzesi il nome di whisky, ma persero la battaglia nel 1909 quando il Parlamento Inglese concesse di utilizzare il nome whisky anche ai blended Scozzesi e ai whisky di grano che da quel momento iniziarono la loro conquista del mercato mondiale.
Nonostante questa battuta d'arresto il whiskey Irlandese divenne una delle bevande preferite negli Stati Uniti e con centinaia di etichette presenti nel mercato l'Irlanda continuò ad essere la maggior produttrice di whiskey al mondo, almeno fino a due eventi che ne decretarono la caduta.
La guerra di indipendenza Irlandese e il Proibizionismo Americano.
Nell'aprile del 1916 lo scoppio della rivoluzione Irlandese assestò un primo e duro colpo alle esportazioni di whiskey già provate dagli anni bui della Prima Guerra Mondiale, nei successivi anni la spartizione dell'isola in Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda non fece che inasprire ancora di più i conflitti religiosi e sociali portando ben presto il paese alla guerra civile. Una delle conseguenze di questa guerra fu l'istituzione tra Irlanda e Regno Unito di barriere doganali che mandarono definitivamente in crisi la vendita dell'irish whiskey che ormai si reggeva con il solo mercato Americano. Nel 1919 negli Stati Uniti, per contrastare la piaga ormai dilagante dell'alcolismo, entra in vigore il divieto di produrre, vendere e importare alcolici, portando alla chiusura in Irlanda della maggior parte delle piccole distillerie e abbassando sensibilmente la produzione di quelle più grandi. Il Proibizionismo viene abolito nel 1933 ma ormai l'Irlanda non è in grado di soddisfare la rinnovata domanda Americana. Per un accenno di ripresa dei produttori Irlandesi bisogna attendere fino al 1966, quando 3 delle 5 distillerie rimaste, la Cork, la Jameson e la Power, fondano la Irish Distillery Company, ai quali si uniranno nel 1972 le altre 2 distillerie, Bushmills e Coleraine.