Gli scozzesi e il whisky come fonte di guadagno
Scozia
Gli Scozzesi furono i primi a fare del whisky una fonte di guadagno e fino al XVI secolo la sua produzione crebbe in modo esponenziale. Il problema fu quando gli eccessi della produzione e del consumo ebbero i primi effetti nefasti, infatti i cereali venivano eccessivamente dirottati alla produzione del whisky piuttosto che agli approvvigionamenti alimentari e i suoi eccessi portarono ad un degrado sociale importante. La soluzione furono una serie di restrizioni e tasse imposte sui distillati fino al controllo della produzione e ad ulteriori tasse imposte dal Parlamento inglese nel 1713 e nel 1725.
Un'attività clandestina
Le tasse altissime imposte dagli inglesi fecero delle Highlands (un territorio vasto e selvaggio difficilmente controllabile dagli ispettori di sua maestà) un luogo perfetto per attività clandestine come il contrabbando di whisky. Alla fine dell'Ottocento si stima che ad Edimburgo e dintorni fossero presenti ben 400 distillerie illegali contro le solo 8 autorizzate. Molte delle distillerie di oggi furono all'inizio distillerie illegali, come per esempio la Ardbeg, l'Highland Park o la Glenlivet solo per citarne alcune. Solo nel 1823 con l'Excise Act le tasse sul whisky furono riportate ad un livello accettabile e questo mise fine alla distillazione illegale.
L'alba della rivoluzione industriale
Con le tasse ormai ad un livello tollerabile e con l'uscita dalla clandestinità gli imprenditori iniziarono ad ammodernare le distillerie, la produzione e ne aumentarono la qualità, riuscendo ad avere una notevole ripresa. Sotto la spinta di imprenditori geniali come James Chivas, Arthur Bell, George Ballantine e molti altri la Scozia si lanciò alla conquista del mercato mondiale. Nel 1900 quasi tutte le distillerie destinavano il loro prodotto ai blended che univano i single malt scozzesi ai grain whisky per creare miscele con un costo produttivo basso e quindi utile per aggredire il mercato.
Il Novecento, le Grandi Guerre e il Proibizionismo Americano
All'inizio del XX secolo l'industria del whisky Scozzese era ai suoi massimi storici e le distillerie facevano affari d'oro, ma l'inizio del secolo vede anche l'arrivo della recessione in Gran Bretagna e la successiva Grande Guerra impose delle misure fiscali molto repressive che portarono alla chiusura di molte distillerie. A questo si aggiunse anche il Proibizionismo americano mettendo l'industria scozzese del whisky a dura prova. La fine del Proibizionismo riportò la prosperità all'industria ma solo fino alla Seconda Guerra Mondiale (in alcuni casi durante la guerra alcune distillerie, grazie alla loro posizione e struttura, venivano chiuse e destinate all'esercito britannico). Nel Dopoguerra le distillerie Scozzesi ripresero a prosperare aumentando le esportazioni ma il nuovo slancio durò solo fino alla successiva crisi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Solo negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una ripresa stabile, come dimostra l'apprezzamento che i whisky Scozzesi stanno ricevendo in tutto il mondo.