Punto sull'Irish whiskey (parte 1)
Punto sull'Irish whiskey (parte 1)
Bentornati nel nostro blog, in questo “episodio” andremo a fare il punto sulla produzione e le distillerie d’Irlanda. Abbiamo veramente tanta carne al fuoco, motivo per il quale l’articolo è stato diviso in due parti. La prima parte, quella che state per leggere, è un riassunto della storia dell’Irish whiskey, il “rise and fall” come viene chiamato in inglese, più “fall” che “rise” in verità, ma per fortuna, come vedremo nel secondo articolo la discesa si sta trasformando in un bellissimo trampolino di lancio!
Inutile girarci troppo attorno, il whiskey di malto irlandese ha radici profonde, profondissime, nasce nell’Alto Medioevo e già nel 1608 Re Giacomo I d’Inghilterra concede a Sir Thomas Phillips, un proprietario terriero di Bushmills nella contea di Antrim, la prima licenza per la distillazione, la più vecchia licenza al mondo.
Dal '700 all'800
Le cose vanno subito alla grande, dalla fine dell’700 al 1823, anno dell’excise act si contano quasi 90 distillerie in Irlanda, il whiskey irlandese prende sempre più piede ed è il distillato più bevuto al mondo, di più anche dello Scotch, tanto che è in questo periodo che i distillatori irlandesi aggiungo al nome la lettera ‘e’ passando da whisky a whiskey, proprio per differenziare il proprio prodotto qualitativamente migliore dai whisky scozzesi.
Il tramonto di un'era
Agli inizi del ‘900 gli irlandesi però iniziano a perdere terreno, perché non vedono nell’alambicco continuo e nel whisky di grano le vere potenzialità, cosa che invece fanno gli scozzesi e nel 1909 perdono una battaglia cruciale la “Royal Commission on Whisky and other Potable Spirits” conclude che il whisky di grano prodotto con l’alambicco continuo può chiamarsi whisk(e)y.
Poi arriva la Prima Guerra Mondiale, e la conseguente devastazione, compresa la sospensione della distillazione per consentire la produzione di munizioni belliche. Alla fine della guerra il whiskey irlandese perde uno dei suoi più grandi mercati del tempo, l’impero britannico. Nel gennaio del 1919 l’Esercito Repubblicano Irlandese (chiamato anche IRA) inizia la guerra d’indipendenza contro l’esercito britannico che porterà nel 1921 alla tregua e all’indipendenza della Repubblica d’Irlanda, tregua che però prevede l’embargo dei prodotti irlandesi per tutto l’impero (oltre a Inghilterra e Scozia parliamo anche di India e Australia, solo per fare i primi due nomi che ci vengono in mente). Nel frattempo, anche in un altro dei più grandi mercati, quello degli USA, entra in vigore la legge sul proibizionismo. In realtà il whiskey irlandese arriva in USA anche durante il proibizionismo, viene infatti fatto passare illegalmente dal Canada, il problema è che prima di arrivare nei bar e pub illegali viene “corretto” e allungato con altri prodotti (anche alcool puro) diventando un prodotto di infima qualità che causa un danno di immagine enorme per l’Irish whiskey.
La successiva guerra civile (Irish Civil war 1922-1923), la Grande Depressione degli anni ‘30 e la Seconda Guerra Mondiale diventano fatali per l’industria del whiskey irlandese che si trova sempre più in difficoltà, andando pian piano a diminuire anche la qualità a discapito dei costi, diminuzione che porterà alla quasi estinzione dell’Irish whiskey. Ad inizio anni ‘60 erano solamente 5 le distillerie ancora in attività in Irlanda: la Jameson e la John Powers & Sons di Dublino, la Cork Distilleries Company nell’Irlanda del sud, la Bushmills e la Coleraine in Irlanda del Nord.
Irish Distillers, Pernod Ricard e John Teeling
Nel 1966 le aziende rimaste capiscono che l’unico modo di sopravvivere è quello di smettere di farsi la guerra e unire le forze, nasce quindi la Irish Distillers Group che inizialmente raggruppa Jameson, Powers e Cork e che poi acquisterà nel 1972 la Bushmills e la Coleraine (già di proprietà di Bushmills). La fusione non è proprio indolore, infatti l’unica distilleria storica che rimane aperta è quella di Bushmills, viene inoltre costruita la grande e moderna distilleria di New Midleton, mentre le altre vengono chiuse. In pratica la Bushmills viene utilizzata principalmente per la produzione di single malt, tutto il resto viene prodotto dalla New Midleton.
Sembra tutto perduto ma in realtà è qui che rinasce l’Irish whiskey, sia Midleton che Bushmills sono attrezzate per produrre molto di più della richiesta e con sole due distillerie all’attivo i costi di mantenimento sono decisamente contenuti. Nel 1987 il gruppo viene acquistato dalla francese Pernod Ricard, e sempre nello stesso anno il monopolio viene rotto da John Teeling che acquista la distilleria Cooley (che precedentemente produceva alcool da patate).
La rinascita della fenice
Negli anni ’90 gli investimenti da parte di Pernod Ricard iniziano a rialzare l’Irish e nel 2005 la Bushmills viene venduta alla Diageo. Entrambe iniziano ad utilizzare le loro grandi risorse per la promozione aumentando anno dopo anno la propria quota di mercato del 15/20%. Per darvi un’idea della crescita possiamo fare l’esempio di Jameson, il più popolare Irish whiskey al mondo vendeva durante gli anni ’80 circa mezzo milione di casse all’anno, oggi le vendite di Jameson oltrepassano le 4 milioni di casse facendone uno dei primi 20 whisk(e)y più venduti.
Il mondo è ora alla finestra per capire dove può arrivare il whiskey irlandese e la sua marcia sembra quasi inarrestabile, anche se le vendite dello Scotch whisky sono ancora lontane, l’Irish conquista però sempre più il palato degli appassionati e in Irlanda, come vedremo nel secondo articolo, è in atto un nuovo boom di richieste, l’isola di Smeraldo si sta svegliando!
Bene, ora non perdete la seconda parte dell'articolo a questa pagina!
Alla prossima, Sláinte!